2014 – San Giovanni al Natisone

21 Giugno 2014

Pratica di cittadinanza e Legami di comunità nel volontariato ANTEAS

Circa 90 volontari provenienti da tutti i gruppi e le associazioni dell’ANTEAS Regionale si sono riuniti il 21 Giugno per il consueto incontro annuale di confronto, ospiti quest’anno a San Giovanni al Natisone presso Villa De Brandis.

L’incontro si è sviluppato in tre momenti:

  • la presentazione del tema in plenaria;
  • il confronto nei gruppi;
  • le considerazioni finali.

Percorsi di Cittadinanza, Legami di Comunità e Rapporti con le istituzioni.

I lavori sono stati aperti dai rappresentanti del gruppo ospitante Fiorenzo Zamò e Giorgio Mainardis, dalla rappresentante del Comune Franca Budini, assessore alle Politiche sociali. L’incontro è stato introdotto da Augusto Garimoldi, Presidente Regionale ANTEAS, che ha sottolineato l’importanza di vedere il lavoro ANTEAS come un lavoro in rete ed un’azione di dialogo e confronto con le Istituzioni partendo dalle norme nazionali e regionali esistenti. Garimoldi ha anche evidenziato l’importanza del percorso intrapreso negli ultimi anni con la FNP per rafforzare la collaborazione sul territorio, per poi presentare i contributi.

Percorsi di Cittadinanza e Legami di Comunità – Alberto Fabris, collaboratore ANTEAS. Il primo intervento era orientato a ripercorrere il significato e l’impatto dei Percorsi di cittadinanza come metodo di formazione, strutturazione e crescita dei gruppi del territorio con l’obbiettivo di far crescere nella comunità cittadini attivi, capaci di essere “protagonisti” e di migliorare il proprio territorio attraverso un impegno di solidarietà, partecipazione e volontariato insieme a tutti gli altri. Un percorso che negli ultimi dieci anni nella sua forma semplificata ha portato alla nascita di molti gruppi e il rafforzamento di altri nella comprensione dei bisogni della comunità e nella costruzione di azioni in sinergia con altre associazioni.

Un’esperienza questa che va in linea con la riflessione svoltasi all’interno del percorso che ha portato all’Assemblea Annuale delle Associazioni del Volontariato del febbraio 2014, in particolare quella legata al tema “Volontariato che promuove cittadinanza e legami di comunità: la sfida educativa, con i giovani e con il territorio”.

Un percorso che ha evidenziato come, in un momento di crisi, il volontariato sia posto di fronte ad un bivio in cui, semplificando, deve scegliere tra:

  • Rispondere all’emergenza e alla crescente difficoltà delle Istituzioni a soddisfare i bisogni dei cittadini;
  • Attivare un cambiamento culturale nelle comunità, favorendo nuovi legami e nuove forme di solidarietà che ricompattino le comunità, mettendo anche in discussione rapporti sociali e modalità di vivere e organizzarsi.

L’indirizzo chiaro delle associazioni regionali porta a due sfide forti:

  • Essere volano di un vero cambiamento culturale nelle persone;
  • Favorire lo sviluppo e il consolidamento delle reti sociali;

In tal senso i volontari sono pronti ad impegnarsi a sostenere progetti e percorsi di promozione della comunità e dei legami sociali, rafforzare i rapporti e i percorsi con le altre associazioni e promuovere anche presso il mondo del lavoro (privato e pubblico) la valorizzazione della solidarietà e cittadinanza attiva.

Costruire nuove alleanze con le istituzioni – Giorgio Volpe, Presidente del Comitato regionale del Volontariato. Per raggiungere questi obiettivi è indispensabile ripensare i rapporti con le istituzioni, partendo dall’evoluzione della normativa a partire dal cambiamento avvenuto con la riforma dell’art.118 della Costituzione, per cui le persone da sudditi divengano cittadini, passando da una visione di contrapposizione tra pubblico e privato a una funzione pubblica dei “cittadini singoli e associati”. L’intervento è proseguito attraverso la descrizione di alcuni esempi virtuosi in Regione di gestione di possibilità quali: le convenzioni – viste come un patto per un progetto comune, non un contratto tra fornitore e committente; i piani di zona – come luoghi di co-progettazione; gli osservatori – come luoghi per pensare assieme; i tavoli regionali.

Su tale tema è intervenuta anche Graziella Totolo, responsabile dell’Ambito socio assistenziale del Cividalese, riprendendo la necessità di passare ad una vera co progettazione con le associazioni e sul territorio, sottolineando anche le difficoltà attuali dal punto dei servizi sociali, ma segnalando anche l’importanza di ripensare la collaborazione con le comunità, una strada che molti servizi sociali stanno iniziando a intraprendere nella nostra Regione.

Come si traducono queste indicazioni nella vita quotidiana dei gruppi e associazioni sul territorio? quanto e con chi si riesce a collaborare? Quali sono le esperienze positive?

A queste domande si è cercato di rispondere nei gruppi di lavoro.

I gruppi di lavoro

Il momento dedicato al confronto in gruppo ha trovato spazio nella seconda parte della mattinata e ha costituito un’utile opportunità di scambio e riflessione rispetto al lavoro svolto sul territorio dalle diverse realtà di volontariato, ma anche rispetto ai punti chiave toccati nella mattinata sul tema “Legami di comunità nel volontariato ANTEAS: esperienze di coinvolgimento dei cittadini e rapporti con le istituzioni locali”.

Gruppo 1

Il gruppo comprendeva 21 persone provenienti da gruppi di tutta la Regione, per lo più da realtà di medie e piccole dimensioni.

Dal confronto sono emersi cinque aspetti fondamentali pur con diversità da luogo a luogo:

  • Il rapporto con la comunità è spesso positivo, anche se si fatica spesso a coinvolgere nuove persone, soprattutto i volontari si accorgono di una certa difficoltà a comunicare e far capire il senso e i modi della loro azione, questo richiede il rinforzo di attività di formazione e coinvolgimento della comunità stessa;
  • Con le altre associazioni i rapporti sono mutevoli e dipende molto da zona a zona. In particolare si è notato che funzionano bene il rapporto là dove ci sono percorsi comuni e obiettivi precisi e condivisi (progetti nelle scuole, feste ed eventi, azioni in partenariato);
  • Le amministrazioni comunali sono forse il soggetto più delicato: la collaborazione funziona bene là dove ci sono rapporti diretti e personali con amministratori che hanno un vissuto nel mondo dell’impegno volontario. Molto spesso però c’è una tendenza, non necessariamente in cattiva fede, a sfruttare il volontariato per tappare i buchi e le falle difficili da coprire con le esigue risorse comunali. Con i servizi sociali e le strutture socio sanitarie (come le case di riposo) il rischio è simile, ma viene spesso risolto dai buoni rapporti con operatori e assistenti sociali più attenti e consapevoli.
  • Nel gruppo erano presenti diversi rappresentanti delle Leghe della FNP che hanno evidenziato un buon rapporto con i gruppi ANTEAS anche se si può rafforzare ulteriormente la comunicazione, mentre in alcune aree si sottolinea l’esigenza di attivare nuovi gruppi di volontari.

Gruppo 2

Il gruppo era composto da 14 partecipanti, rappresentanti delle seguenti sedi: Ronchi dei Legionari, Lestizza, Trieste, Codroipo, Cordenons, Paluzza, Udine, Carlino, Aiello del Friuli, Cividale, Gradisca d’Isonzo. Presenti anche: un rappresentate dell’Anteas Servizi in Regione e un simpatizzante Anteas nuovo a questo tipo d’incontri.

Il clima all’interno di questo gruppo ha fin da subito assunto dei toni molto accesi, soprattutto rispetto al tema della collaborazione con le Istituzioni e dell’apertura al territorio, intesa anche come cooperazione con altre associazioni. In particolare, i presenti hanno avuto modo di confrontarsi su come sia fondamentale la cooperazione con gli organi istituzionali, suggerendosi vicendevolmente alcune esperienze messe in atto in alcuni contesti piuttosto che in altri e lasciando intendere in ogni caso la necessità di impegnarsi in modo importante e continuativo in tale direzione. Questo anche alla luce degli ostacoli evidenti in modo maggiore in alcune realtà rispetto ad altre, riscontrati soprattutto nell’essere individuati quali membri di un’associazione di volontariato che dovrebbe operare sul territorio a fianco degli organi istituzionali secondo una modalità, per quanto possibile, di riconoscimento, scambio e coinvolgimento reciproco. Parimenti interessante anche la discussione rispetto alla collaborazione con altre associazioni, più semplice in alcuni contesti di dimensioni ridotte o quando vi è un obiettivo condiviso da perseguire, rispetto a contesti più grandi o in cui gli obiettivi del volontariato possono essere tra loro molto distanti e per questo più rigidamente distinti.

Riprendere gli aspetti trattati nella mattinata ed affrontare i temi sopra descritti ha lasciato meno spazio alla discussione rivolta alle attività sul territorio, in termini di coinvolgimento e sostegno dato alle persone anziane e non solo, su cui si è avuto modo di argomentare solo in ultima battuta.

Rispetto a tale tema, sicuramente di grande rilevanza la necessità di conciliare le numerose esigenze con la volontà di rispondere ad esse nel modo migliore e da segnalare il lavoro degli sportelli informativi presenti sul territorio, come quello delle diverse forme di domiciliarità leggera. Degni di nota, infine, i percorsi organizzati dalle diverse sedi nei loro territori di appartenenza (ad esempio i percorsi dedicati all’attività fisica, quelli rivolti al potenziamento della memoria o quelli legati in misura maggiore all’aspetto canoro, ma anche i numerosi viaggi organizzati), presentati in conclusione, anche se certamente non ultimi per importanza, rivolti agli anziani, oltre che ai giovani ed agli adulti in situazioni di disagio evidente che hanno, tra gli altri, il grande merito di prevenire e combattere l’isolamento sociale. Fattore quest’ultimo, ovvero il sentirsi parte di una rete di relazioni, dal peso tutt’altro che trascurabile in termini di qualità di vita, indipendentemente dall’età.

Gruppo 3

Il gruppo aveva oltre 20 persone, all’interno della propria esperienza ogni volontario ha espresso quello che per lui era l’aspetto più problematico. Gli elementi ricorrenti sono:

  • Farsi conoscere sul territorio, dalla popolazione, soprattutto se non si viene aiutati e considerati dall’amministrazione locale;
  • Quando lo si è, non diventare un “tappabuchi” per ottemperare alle carenze delle istituzioni ( per esempio, non ci sono più risorse per il pulmino allora c’è l’associazione di volontariato…);
  • Coinvolgere altri volontari per colpa di pregiudizi sull’effettivo ammontare di ore da dedicare al volontariato ma soprattutto perché tanti potenziali volontari sono sempre più impegnati ad aiutare nelle proprie famiglie;
  • Problema di mentalità, di chiusura verso il prossimo, è difficile fare passare il messaggio di andare oltre al mero aiuto materiale soprattutto adesso che le richieste d’aiuto sono cambiate (si chiede più compagnia, una condivisione dei problemi di natura affettiva)

Suggerimenti:

  • Fare pubblicità attraverso altri canali (scuole, parrocchie, medici di base);
  • Far fare volontariato ai giovani disoccupati in modo da avvicinarli al mondo del volontariato;
  • Capire meglio come accogliere anche gli extra comunitari (problema sentito più nelle città)

Gruppo 4

Il gruppo era formato da 16 rappresentanti ANTEAS più l’assessore del Comune di San Giovanni al Natisone. I gruppi rappresentati erano: Moimacco, Tolmezzo- Gemona, Udine – Bassa friulana, Lauco, Trieste, Lestizza, Ronchi dei Legionari.

Ogni gruppo ha presentato le attività che propone sul territorio e le modalità con le quali si è organizzato, da subito gli appartenenti agli altri gruppi hanno iniziato con domande di approfondimento per capire potenzialità e difficoltà di ogni singola attività confrontandole con le proprie e cercando soluzioni per i problemi che incontra nel quotidiano. Ho contato una quindicina di attività differenti che spaziano dall’animazione rivolta agli anziani, alle gite e interventi culturali, dall’aiuto per la compilazione del 730 alla pre – accoglienza nelle scuole, ai nonni vigile.

Tra le difficoltà maggiormente riportate risultano esserci la difficoltà ad avere un ricambio generazionale e la poca dimestichezza a interpretare le leggi con le quali hanno a che fare; su questo argomento c’è una esplicita richiesta di aiuto da parte del Regionale.

A detta di tutti è stato un momento molto bello di “scambio di buone prassi” con un clima disteso e positivo dove da subito si è vista la voglia di confrontarsi per raccontarsi e cogliere dagli altri nuovi spunti di riflessione.

 

A funzione pubblica dei “cittadini singoli e associati” Considerazioni finali

La restituzione dei gruppi di lavoro ha fornito diversi spunti alla riflessione e alle considerazioni finali di: Gianfranco Valenta, segretario Regionale della FNP, che ha parlato dell’impegno dei volontari e dei rapporti con il sindacato; Franco Bagnarol, Portavoce del Forum Regionale del Terzo settore, che oltre a spiegare il significato di questo organismo, ne ha presentato il ruolo di facilitatore della collaborazioni tra realtà del privato sociale e le azioni in atto nei confronti delle istituzione; Amerigo Lissandron, vicepresidente Nazionale ANTEAS, che portato le sue impressioni collegandole anche ad altre esperienze del territorio nazionale.

Dopo la chiusura di Garimoldi la giornata si è conclusa con il pranzo comunitario.

 

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